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venerdì 28 gennaio 2011

Il nostro primo passo



LA «GIUSTIZIA» NON È MAI 
AL DI SOPRA DELLE PARTI
e la legge non è mai uguale per tutti

di Michele Fabiani

Ha finalmente preso il via l'atteso ciclo di conferenze della Scuola Umbra, il circolo di studi politici, filosofici e culturali nato dall'esigenza di fermarsi a riflettere sui temi dell'attualità politica, ma da un punto di vista più teorico di quanto normalmente avviene nella militanza quotidiana. In questo
primo anno di attività la Scuola Umbra ha proposto un ciclo di 6 conferenze a
cadenza mensile. Un programma che ovviamente è suscettibile di modifiche con il
susseguirsi degli eventi, dato che il nostro obbiettivo è di rimanere attaccati
alla realtà anche se facciamo filosofia, anzi proprio per questo.

Infatti solo una settimana fa, venerdì 14 Gennaio, a Perugia, abbiamo in tutta
fretta organizzato un incontro straordinario ad un mese dalla rivolta romana
del 14 Dicembre, ritendo quegli eventi uno spartiacque nella vita politica del
nostro paese. Evento che ha riscosso un enorme successo.

Molto bene è andata anche la conferenza di ieri, che si è svolta a Spoleto
presso la Biblioteca Montagne di Libri. In questo caso, la discussione
programmata da tempo nel ciclo di conferenze della Scuola Umbra, ha rispettato
in pieno la vocazione teorica e filosofica degli organizzatori. Non per questo
però meno attuale e meno interessante. Il tema del dibattito era infatti:
Quale
giustizia? Ruolo della magistratura nella crisi italiana
. Un argomento
particolarmente "azzeccato", in piena guerra tra istituzioni dello stato, con
il governo Berlusconi devastato dallo scandalo che vede imputato il Cavaliere
per concussione e prostituzione minorile.

I nostri relatori, però, così come i nostri ospiti, non sono caduti nella
facile banalizzazione che vede i giudici come i "buoni" e i politici come i
"cattivi". Al contrario, abbiamo ascoltato delle relazioni "spietate" nei
confronti della magistratura e del suo ruolo evidentemente politico. Un
percorso che parte da lontano, come ci ha ricordato Giuseppe Pelazza. Il suo
intervento ha preso le mosse dalle posizioni originariamente rivoluzionarie di
settori della magistratura, in particolare la corrente Magistratura
Democratica
, che poi man mano sono andate recuperate e riportate in seno al
sistema, un percorso che è parellelo a quello del PCI che dagli anni '70
comincia a perdere il suo aspetto anche solo dichiaratamente rivoluzionario e
va, per così dire, a "farsi stato". 


Paradossalmente proprio dagli ambienti più
progressisti sono arrivati i colpi più duri al movimento antagonista, dalle
inchieste contro l'autonomia degli anni settanta agli arresti recenti di
operai, studenti, perfino militanti FIOM da parte di un PM noto per i più solo
per le inchieste contro Berlusconi come Ilda Bocassini, ma che invece si è
dimostrata durissima contro il movimento rivoluzionario quando ne ha avuto
occasione. 

Pelazza in particolare si è soffermato con cura di dettagli sui
reati associativi, come il 270 bis mutuato dal codice Rocco di epoca fascista,
che ancora punisce persone che si associano con intenti "sovversivi",
"rivoluzionari", di "lotta di classe" come recita lo stesso articolo: un codice
che quindi punisce i reati di opinione. 

Non a caso, la vicenda personale dell'altro relatore, Michele Fabiani, 
lo vede imputato proprio per 270 bis, un reato che è così evidentemente 
di opinione che nel processo che si sta svolgendo a Terni nel registro dei 
"corpi di reato" non ci sono pistole fumanti o coltelli insanguinati, 
ma proprio degli articoli di filosofia individuati
come presentanti delle analogie con delle rivendicazioni. Pelazza inoltre ha
insistito sulla legislazione speciale, sulle leggi nate nell'emergenza
dell'anti-terrorismo ma che non sono mai state abolite quando tale emergenza è
scemata, e che continuano ad inquinare la vita sociale.

Michele Fabiani si è invece concentrato sul giustizialismo, in particolare su
questo strano ossimoro che è il cosidetto "giustizialismo di sinistra". Come
possono definirsi di sinistra personaggi come Travaglio, Di Pietro, Grillo,
Saviano? In particolare il dogma di partiti come l'Italia dei Valori e il
Movimento a 5 stelle
che vorrebbero l'espulsione dalla vita politica di chi ha
precendenti penali, è un principio qualunquista che mette sullo stesso piano
gli operai che si scontrano con la polizia con i mafiosi in parlamento, gli
studenti che occupano le scuole con i festini di Berlusconi. 
Secondo tale 
imperativo non vi è differenza fra questi soggetti: tutti hanno precedenti
penali, tutti sono nemici della "sacra" legge e dei loro potentissimi
amministratori, i magistrati. Un dogma che, da un punto di vista filosofico,
poggia su due paradossali assunzioni: in primo luogo, che la legge è sempre
giusta, che non può esserci qualcuno che viola la legge facendo bene a farlo;
in secondo luogo, che i magistrati sono infallibili, che non può esserci
nessuno che viene condannato per sbaglio. Per questo, secondo Fabiani, soggetti
come Di Pietro e Grillo sono pericolosissimi per il movimento e vanno in ogni
modo isolati. La riflessione filosofica di Fabiani è inoltre proseguita
toccando vari temi, dal processo a Socrate alla morale nella Critica della
ragion pratica in Kant.

Molti gli interventi dal pubblico, tutti molto profondi. In molti si sono
chiesti, accettate le critiche alla legge e ai giudici, come si possa vivere in
un mondo di 7 miliardi di persone senza regole; e quindi quali regole darsi,
come gestirle e come garantirne il rispetto in una ipotetica società futura.
Altri hanno sottolineato che comunque, di fronte allo scontro fra i giudici e
Berlusconi non si può essere neutrali. Altri invece hanno risposto che non si
può "tifare" per i giudici e che Berlusconi non deve cadere per le inchiesta ma
per la protesta popolare: altrimenti avverrà come è avvenuto dopo Craxi, che
essendo stato abbattuto dai giudici e non dal popolo, non è stato davvero
superato nella cultura italiana, così come non verrà superato il berlusconismo
se crolla per complotti di palazzo e non per rivolte di piazza. Il processo a
Socrate, evocato da Michele, ha incuriosito il pubblico e lo ha stimolato a
interessanti riflessioni emerse in alcuni degli interventi.

Il programma della Scuola Umbra prevede una conferenza a Febbraio sul fenomeno
della Lega Nord e la crisi dello stato-nazione di fronte alla potenza europea,
uno a Marzo sul mito del progresso e il problema ambientale, proseguendo
mensilmente fino a Giugno con dibattiti che vanno dalla crisi economica
all'emergere della Cina.

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