Domenica 20 giugno l'abbiamo passata nelle campagne di Trevi, qui in Umbria a discutere del concetto di materialismo. Una lunga giornata di studi e appassionate riflessioni, cominciata la mattina alle 10,30 e finita non prima delle 19.
Il tema era: "il materialismo secondo me...".
Nel suo intervento, Daniela ha ricordato il valore non solo dei seminari pubblici, ma anche e soprattutto delle cosiddette auto-lezioni. Sono stati questi incontri più teorici il vero motore, secondo Daniela, della Scuola. In essi abbiamo parlato della dialettica platonica (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/03/la-dialettica-in-platone.html), della dialettica in Hegel e Marx (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/03/la-dialettica-in-hegel-e-marx.html), della teoria del valore-lavoro in Marx (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/05/sulla-teoria-marxista-del-valore.html), del documento di Michel sulla "Rivoluzione naturale" (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/04/la-rivoluzione-naturale.html).
Dopo questa discussione preliminare, abbiamo cominciato il dibattito filosofico vero e proprio.
Ha "aperto le danze" Michele, ribadendo alcuni concetti già espressi nella "Rivoluzione naturale", la bozza di manifesto sull'impostazione teorica che la Scuola secondo lui dovrebbe avere. La definizione di materialismo che ha dato Michele ha un'impostazione decisamente ontologica: secondo lui un materialista non può che essere un monista, cioè non può che accettare l'idea che esista una sola realtà ontologica, il nostro mondo naturale (di quì il concetto di "rivoluzione naturale"). Per Michele quindi non è possibile distinguere fra mondo naturale e mondo sociale, tutto è natura; altrimenti si finisce nel dualismo, come ad esempio quello di Platone in cui esiste il mondo delle idee e quello materiale, o come quello di Heidegger che si inventa una gerarchia ontologica in cui l'essere umano è al vertice e il resto del mondo è solo una semplice-presenza o un utilizzabile per l'uomo.
Michele, al contrario di Heidegger, ritiene che scienza e filosofia devono ritrovare quell'unità che hanno sempra avuto. In particolare, Michele ritiene che sia la biologia la scienza che più si avvicina alla filosofia perché risponde alle domande che sempre i filosofi si sono chiesti: chi siamo? da dove veniamo? come siamo fatti? quale è la sede del pensiero? ecc. Una posizione che Michele radicalizza fino ad affermare che c'è un parallelismo fra la lotta di classe e la lotta per la sopravvivenza.
Dopo Michele è intervenuto Moreno. Moreno ha voluto evitare un'impostazione di tipo ontologico, preferendo parlare non del materialismo in generale e in astratto, ma del materialismo storico. Citando Marx, Moreno ha ricordato come l'uomo presenta una differenza sostanziale, addirittuara ontologica, rispetto al resto del mondo naturale. Questa differenza sta nel fatto che l'uomo, contrariamente agli animali non-politici, non solo pensa, e ha un linguaggio, ma lavora, ovvero realizza con la prassi ciò che ha pensato. Moreno ha infatti citato il passo del "Capitale" in cui Marx afferma che fra l'ape e l'architetto la differenza è che l'architetto ha già in mente il lavoro che deve fare, ha un'IDEA e da questa idea, con il lavoro, crea un oggetto reale. Questa posizione di Moreno gli ha attirato contro le critiche di idealismo. Probabilmente, ha risposto Moreno, quel passo del "Capitale" può sembrare in contraddizione con il pensiero di Marx e con il concetto di materialismo. Nonostante ciò esso è, a suo avviso, del tutto condivisibile, anche se in contraddizione con un concetto di materialismo "puro", ontologico, in cui esiste solo la materia e non l'ideale. Ha ricordato Moreno, che tutti i filosofi presentano delle aporie, che non esiste una teoria stabile e sistematicamente coorente. Lo stesso Aristotele, ideologo del metodo assiomatico, presenta moltissime aporie. Da un punto di vista filologico, Moreno si è detto concorde con il metodo che usano i mussulmani per affrontare le aporie del Corano, anche lì, come in ogni testo, presenti. La filologia deve interpretare come la posizione corretta l'ultima che viene espressa.
In conclusione, Moreno ritiene che il materialismo sia un metodo scientifico che va applicato alla storia, alle dinamiche sociali, politiche ed economiche. Non ha nulla a che vedere con la natura animale, ontologicamente diversa da quella umana, ma deve servire come stumento rivoluzionario: non deve essere un materialismo naturale, come quello di Engels, ma un materialismo soltanto storico, come quello originario di Marx. Lo Scolaro di Trevi ha detto che per lui la lotta di classe non può essere paragonata alla lotta per la sopravvivenza, che non gli importa di essere accusato di idealismo, poiché a suo avviso ci sono elementi ulteriori, spirituali, ideali che ci spingono a desiderare un mondo "altro".
Dopo Moreno di Trevi è intervenuto Moreno di Terni. La sua posizione era in molti punti diversa da quella del suo omonimo che lo aveva preceduto, più vicina a quella di Michele quindi. In particolare, sul piano ontologico, Moreno crede che il mondo sia unico, che non vi siano differenze ontologiche fra l'uomo e il resto della natura. Nonostante ciò, ci sono senza dubbio delle differenze sia quantitative che qualitative, ma non ontologiche: insomma differenze enormi sì, ma non nella sostanza, dove l'uomo rimane comunque parte del mondo e del regno animale. Nonostante questa premessa, Moreno di Terni ha però posto anche dei problemi. Insomma la sua adesione alle posizioni naturalistiche non è acritica, ma ci sono punti per lui problematici. Ad esempio Moreno si è chiesto quale sia la natura del pensiero, in particolare dei concetti. Il pensiero per un materialista radicale è qualcosa di naturale, un prodotto dei neuori. Ma un concetto può essere definito come qualcosa di materiale? E se non lo è, allora esiste un altro mondo, il mondo dei concetti? Se lo si accetta si diventa platonici, ma se lo si rifiuta rimane la contraddizione.
E' poi intervenuto Giorgio. La sua posizione, per alcuni versi, è simile a quella di Moreno di Trevi - diversa quindi con quella di Michele e di Moreno di Terni. Però quella di Giorgio è assai più radicale di quella di Moreno: Giorgio addirittura ritiene che non si possa parlare di scienza sociale, di scienza della storia, perché il mondo storico e sociale non può essere oggetto di scienza, come invece quello naturale. Quindi la separazione ontologica fra i due mondi diventa ancora più radicale per Giorgio.
Ad essere precisi per Giorgio i mondi sono tre: il mondo universale o minarale, il mondo naturale e il mondo sociale. Però, al contempo, in un certo senso il mondo è anche uno solo, come vogliono i materialisti e come domenica hanno sostenuto Michele e Moreno ternano. Insomma il mondo - per prendere in presistito una formula religiosa - è uno e trino. Unico, ma con almeno tre diversi gradi ontologici.
Giorgio, citando Aristotele, ha parlato del concetto di essenza e di sostanza. Presto pubblicheremo sul blog il documento in cui Giorgio affronta dettagliatamente questa questione. Per ora sinteticamente possiamo dire che l'essenza rigurda in un certo senso la logica, mentre la sostanza l'ontologia. Fra l'uomo e la natura ci sono quindi differenze essenziali ed ontologiche. E' assurda, a suo avviso, la tesi di Michele e ribadita pur se con alcune perplessità anche da Moreno di Terni, secondo cui nel mondo ci sarebbero differenze qualitative, essenziali, sostanziali, ma non ontologiche.
Infine è intervenuto Mauro, concorde con il discorso di fondo di Michele. In particolare Mauro ha condiviso la visione della biologia come la disciplina che finalmente potrà riunire scienza e filosofia. Mauro ha portato con se alcuni libri e manuali di biologia, per rafforzare e dare una valore scientifico alle proprie tesi. Sia mostrando lo sviluppo del cervello, sia rammentando la storia evolutiva dell'uomo negli ultimi 3 milioni di anni, sia ribadendo la tesi darwiniana oggi più forte grazia alla conoscenza della genetica, che Darwin non conosceva: il dna umano è per il 98% identico a quello della scimmia. Questi sono i dati che un materialista deve considerare, anche nelle proprie analisi filosofiche. Il materialista è tale se rimane ancorato ad un metodo scientifico di indagine. Il rifiuto categorigo delle scienze empiriche è in contraddizione, secondo Mauro, con la pretesa di essere dei materialisti.
Con questa divergenza di opinioni sul piano teorico, ma una grande soddisazione per la bella giornata passata insieme, gli Scolari Umbri si sono dati appuntamento per i prossimi incontri. La prossima auto-lezione a porte chiuse probabilmente tornerà ad occuparsi della teoria del valore-lavoro, tema su cui c'è stato uno scambio di idee con dei compagni esterni alla Scuola e ai quali vogliamo rispondere. Chi vuole partecipare ai nostri incontri più filosofici ci scriva all'indirizzo lascuolaumbra@libero.it.
Il prossimo incontro pubblico si terrà a Spoleto a luglio. Seguiranno aggiornamenti.
Il tema era: "il materialismo secondo me...".
Il titolo può certo sembrare superficiale, ma si è reso necessario un momento di chiarimento su come, ognuno a proprio modo, intendere questo concetto fondamentale delle nostre ricerche filosofiche, soprattutto dopo un mese di intenso e talvolta polemico scambio "elettronico-epistolare".
Il dibattito via e-mail che ha preceduto il nostro incontro è stato così lungo da non essere facilmente riassumibile, nei prossimi giorni pubblicheremo sul blog alcuni degli interventi più significativi circolati tra noi, indivcativi delle posizioni teoriche e politiche dei nostri Scolari Umbri.
Prima di dare il via alla discussione più propriamente filosofica, abbiamo discusso circa un'ora intorno ad una sorta di primo "bilancio" della Scuola Umbra. Dei 6 seminari pubblici che intendevamo svolgere (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/01/lavori-in-corso.html), siamo riusciti ad organizzarne 4, a cui va aggiunto un quinto incontro pubblico originariamente non in programma ad un mese dalla rivolta del 14 dicembre. Un nuovo incontro pubblico lo faremo nel mese di luglio a Spoleto, infine in autunno ne abbiamo in programma un altro.
Il dibattito via e-mail che ha preceduto il nostro incontro è stato così lungo da non essere facilmente riassumibile, nei prossimi giorni pubblicheremo sul blog alcuni degli interventi più significativi circolati tra noi, indivcativi delle posizioni teoriche e politiche dei nostri Scolari Umbri.
Prima di dare il via alla discussione più propriamente filosofica, abbiamo discusso circa un'ora intorno ad una sorta di primo "bilancio" della Scuola Umbra. Dei 6 seminari pubblici che intendevamo svolgere (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/01/lavori-in-corso.html), siamo riusciti ad organizzarne 4, a cui va aggiunto un quinto incontro pubblico originariamente non in programma ad un mese dalla rivolta del 14 dicembre. Un nuovo incontro pubblico lo faremo nel mese di luglio a Spoleto, infine in autunno ne abbiamo in programma un altro.
Nel suo intervento, Daniela ha ricordato il valore non solo dei seminari pubblici, ma anche e soprattutto delle cosiddette auto-lezioni. Sono stati questi incontri più teorici il vero motore, secondo Daniela, della Scuola. In essi abbiamo parlato della dialettica platonica (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/03/la-dialettica-in-platone.html), della dialettica in Hegel e Marx (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/03/la-dialettica-in-hegel-e-marx.html), della teoria del valore-lavoro in Marx (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/05/sulla-teoria-marxista-del-valore.html), del documento di Michel sulla "Rivoluzione naturale" (http://scuolaumbra.blogspot.com/2011/04/la-rivoluzione-naturale.html).
Dopo questa discussione preliminare, abbiamo cominciato il dibattito filosofico vero e proprio.
Ha "aperto le danze" Michele, ribadendo alcuni concetti già espressi nella "Rivoluzione naturale", la bozza di manifesto sull'impostazione teorica che la Scuola secondo lui dovrebbe avere. La definizione di materialismo che ha dato Michele ha un'impostazione decisamente ontologica: secondo lui un materialista non può che essere un monista, cioè non può che accettare l'idea che esista una sola realtà ontologica, il nostro mondo naturale (di quì il concetto di "rivoluzione naturale"). Per Michele quindi non è possibile distinguere fra mondo naturale e mondo sociale, tutto è natura; altrimenti si finisce nel dualismo, come ad esempio quello di Platone in cui esiste il mondo delle idee e quello materiale, o come quello di Heidegger che si inventa una gerarchia ontologica in cui l'essere umano è al vertice e il resto del mondo è solo una semplice-presenza o un utilizzabile per l'uomo.
Michele, al contrario di Heidegger, ritiene che scienza e filosofia devono ritrovare quell'unità che hanno sempra avuto. In particolare, Michele ritiene che sia la biologia la scienza che più si avvicina alla filosofia perché risponde alle domande che sempre i filosofi si sono chiesti: chi siamo? da dove veniamo? come siamo fatti? quale è la sede del pensiero? ecc. Una posizione che Michele radicalizza fino ad affermare che c'è un parallelismo fra la lotta di classe e la lotta per la sopravvivenza.
Dopo Michele è intervenuto Moreno. Moreno ha voluto evitare un'impostazione di tipo ontologico, preferendo parlare non del materialismo in generale e in astratto, ma del materialismo storico. Citando Marx, Moreno ha ricordato come l'uomo presenta una differenza sostanziale, addirittuara ontologica, rispetto al resto del mondo naturale. Questa differenza sta nel fatto che l'uomo, contrariamente agli animali non-politici, non solo pensa, e ha un linguaggio, ma lavora, ovvero realizza con la prassi ciò che ha pensato. Moreno ha infatti citato il passo del "Capitale" in cui Marx afferma che fra l'ape e l'architetto la differenza è che l'architetto ha già in mente il lavoro che deve fare, ha un'IDEA e da questa idea, con il lavoro, crea un oggetto reale. Questa posizione di Moreno gli ha attirato contro le critiche di idealismo. Probabilmente, ha risposto Moreno, quel passo del "Capitale" può sembrare in contraddizione con il pensiero di Marx e con il concetto di materialismo. Nonostante ciò esso è, a suo avviso, del tutto condivisibile, anche se in contraddizione con un concetto di materialismo "puro", ontologico, in cui esiste solo la materia e non l'ideale. Ha ricordato Moreno, che tutti i filosofi presentano delle aporie, che non esiste una teoria stabile e sistematicamente coorente. Lo stesso Aristotele, ideologo del metodo assiomatico, presenta moltissime aporie. Da un punto di vista filologico, Moreno si è detto concorde con il metodo che usano i mussulmani per affrontare le aporie del Corano, anche lì, come in ogni testo, presenti. La filologia deve interpretare come la posizione corretta l'ultima che viene espressa.
In conclusione, Moreno ritiene che il materialismo sia un metodo scientifico che va applicato alla storia, alle dinamiche sociali, politiche ed economiche. Non ha nulla a che vedere con la natura animale, ontologicamente diversa da quella umana, ma deve servire come stumento rivoluzionario: non deve essere un materialismo naturale, come quello di Engels, ma un materialismo soltanto storico, come quello originario di Marx. Lo Scolaro di Trevi ha detto che per lui la lotta di classe non può essere paragonata alla lotta per la sopravvivenza, che non gli importa di essere accusato di idealismo, poiché a suo avviso ci sono elementi ulteriori, spirituali, ideali che ci spingono a desiderare un mondo "altro".
Dopo Moreno di Trevi è intervenuto Moreno di Terni. La sua posizione era in molti punti diversa da quella del suo omonimo che lo aveva preceduto, più vicina a quella di Michele quindi. In particolare, sul piano ontologico, Moreno crede che il mondo sia unico, che non vi siano differenze ontologiche fra l'uomo e il resto della natura. Nonostante ciò, ci sono senza dubbio delle differenze sia quantitative che qualitative, ma non ontologiche: insomma differenze enormi sì, ma non nella sostanza, dove l'uomo rimane comunque parte del mondo e del regno animale. Nonostante questa premessa, Moreno di Terni ha però posto anche dei problemi. Insomma la sua adesione alle posizioni naturalistiche non è acritica, ma ci sono punti per lui problematici. Ad esempio Moreno si è chiesto quale sia la natura del pensiero, in particolare dei concetti. Il pensiero per un materialista radicale è qualcosa di naturale, un prodotto dei neuori. Ma un concetto può essere definito come qualcosa di materiale? E se non lo è, allora esiste un altro mondo, il mondo dei concetti? Se lo si accetta si diventa platonici, ma se lo si rifiuta rimane la contraddizione.
E' poi intervenuto Giorgio. La sua posizione, per alcuni versi, è simile a quella di Moreno di Trevi - diversa quindi con quella di Michele e di Moreno di Terni. Però quella di Giorgio è assai più radicale di quella di Moreno: Giorgio addirittura ritiene che non si possa parlare di scienza sociale, di scienza della storia, perché il mondo storico e sociale non può essere oggetto di scienza, come invece quello naturale. Quindi la separazione ontologica fra i due mondi diventa ancora più radicale per Giorgio.
Ad essere precisi per Giorgio i mondi sono tre: il mondo universale o minarale, il mondo naturale e il mondo sociale. Però, al contempo, in un certo senso il mondo è anche uno solo, come vogliono i materialisti e come domenica hanno sostenuto Michele e Moreno ternano. Insomma il mondo - per prendere in presistito una formula religiosa - è uno e trino. Unico, ma con almeno tre diversi gradi ontologici.
Giorgio, citando Aristotele, ha parlato del concetto di essenza e di sostanza. Presto pubblicheremo sul blog il documento in cui Giorgio affronta dettagliatamente questa questione. Per ora sinteticamente possiamo dire che l'essenza rigurda in un certo senso la logica, mentre la sostanza l'ontologia. Fra l'uomo e la natura ci sono quindi differenze essenziali ed ontologiche. E' assurda, a suo avviso, la tesi di Michele e ribadita pur se con alcune perplessità anche da Moreno di Terni, secondo cui nel mondo ci sarebbero differenze qualitative, essenziali, sostanziali, ma non ontologiche.
Infine è intervenuto Mauro, concorde con il discorso di fondo di Michele. In particolare Mauro ha condiviso la visione della biologia come la disciplina che finalmente potrà riunire scienza e filosofia. Mauro ha portato con se alcuni libri e manuali di biologia, per rafforzare e dare una valore scientifico alle proprie tesi. Sia mostrando lo sviluppo del cervello, sia rammentando la storia evolutiva dell'uomo negli ultimi 3 milioni di anni, sia ribadendo la tesi darwiniana oggi più forte grazia alla conoscenza della genetica, che Darwin non conosceva: il dna umano è per il 98% identico a quello della scimmia. Questi sono i dati che un materialista deve considerare, anche nelle proprie analisi filosofiche. Il materialista è tale se rimane ancorato ad un metodo scientifico di indagine. Il rifiuto categorigo delle scienze empiriche è in contraddizione, secondo Mauro, con la pretesa di essere dei materialisti.
Con questa divergenza di opinioni sul piano teorico, ma una grande soddisazione per la bella giornata passata insieme, gli Scolari Umbri si sono dati appuntamento per i prossimi incontri. La prossima auto-lezione a porte chiuse probabilmente tornerà ad occuparsi della teoria del valore-lavoro, tema su cui c'è stato uno scambio di idee con dei compagni esterni alla Scuola e ai quali vogliamo rispondere. Chi vuole partecipare ai nostri incontri più filosofici ci scriva all'indirizzo lascuolaumbra@libero.it.
Il prossimo incontro pubblico si terrà a Spoleto a luglio. Seguiranno aggiornamenti.
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